Storia di Ortigia
Un Isolotto della Sicilia sudorientale, su cui sorge la parte più antica della città di Siracusa. Unita alla terra ferma da tre ponti, l'isola di Ortigia si protende nel mar Jonio allungandosi da nord a sud per oltre 1,5 km, tra l'ampia insenatura del porto grande, a ovest, il mare aperto a est ed il porto piccolo a nord est, terminando a sud nella stretta penisola (200 mt) su cui sorge il massiccio castello Maniace, eretto da Federico II di Svevia.
Presso la costa sud occidentale sgorga la celebre e pittoresca fonte Aretusa.
L'età storica della città "Aretusea" ha inizio nel 734 a.c., data in cui Archia , partito da Corinto, sbarca ad Ortigia sconfigge i siculi e fonda la colonia di Siracusa.
Ben presto la città assume un ruolo di primo piano sia in campo economico che militare, imponendo la propria supremazia su tutto il bacino Mediterraneo.
Nel 480 a.c. con Gelone (tiranno di Siracusa) sconfigge i cartaginesi nella celebre battaglia di Imera, nel 474 a.c. con Ierone I batte gli etruschi a Cuma, nel 413 a.c., durante il regno di Ermocrate, la flotta siracusana infligge una clamorosa sconfitta a quella ateniese.
Agli inizi del IV secolo a.c. sotto Dionigi il grande, con i suoi circa un milione e duecentomila abitanti, Siracusa diventa la città più potente d'Europa, estendendo il proprio dominio su tutta la Sicilia e su parte della Calabria.
Ed è proprio nel IV secolo che la città conquista una posizione di notevolissimo prestigio, diventando il nuovo perno economico, politico e culturale e di conseguenza centro di gravitazione per tutti i più grandi letterati del tempo (Platone, Eschilo, Pindaro, Simonide e Bachilide).
Dopo un breve periodo di declino, Siracusa "rialza la testa" grazie a Timoleonte e con Agatocle sconfigge nuovamente i cartaginesi. Sotto il regno del saggio Ierone II rivive un nuovo periodo di splendore economico e culturale.
A questo punto della storia, gli interessi della "città di Archimede" si scontrarono con quelli di una nuova potenza nascente: "Roma".
Infatti, dopo un lunghissimo ed estenuante assedio nel 212 a.c. viene conquistata dai romani. Nonostante ciò Siracusa rimane la capitale della Sicilia, mantenendo questo ruolo durante la dominazione Bizantina (535-879 d.c.), addirittura tra il 662 e il 668d.c., grazie all'imperatore Costante II, diventa capitale dell'intero impero bizantino (titolo questo che, alla morte dell'imperatore, torna a Costantinopoli ).
Conquistata e saccheggiata dagli arabi nell'879d.c. è capoluogo del val di noto, uno dei tre grandi territori in cui i musulmani divisero la Sicilia.
Nel 1085, liberata dalla dominazione araba, passa sotto il dominio Normanno, per trasformarsi successivamente in base commerciale, dei pisani prima (1197-1204), e poi dei genovesi (1204-1221).Il 1221 è l'anno in cui passa agli svevi di Federico II fino al 1266 data in cui succedono gli angioini (1266-1282).
Dal 1282 in poi, la città, partecipa alla guerra del vespro.
L'arrivo degli spagnoli porta due dominazioni: quella aragonese fino al 1412 e quella castigliana fino ai primi del 1500. Tra il 1305 e il 1536 è capitale della camera reginale di Spagna, cioè una sorta di stato nello stato governato dalle regine aragonesi e castigliane.
Grazie alla camera reginale, Siracusa attraversa un ulteriore periodo di splendore, i commerci tornano floridissimi e gli scambi culturali con la Spagna favoriscono la nascita di un' abbondante edilizia catalano-aragonese, che a tutt'oggi caratterizza Ortigia da tutti gli altri centri storici siciliani.
Nel 1536 Carlo V (Re di Spagna) decide di abolire la camera reginale, e trasforma l'isola in una delle più potenti rocchaforti del Mediterraneo.
Questa nuova funzione militare, taglia fuori Ortigia da ogni scambio di tipo commerciale, causando una catastrofe economica e una lunga decadenza.
Alla grave crisi economica si aggiungono: i terremoti del 1542 e del 1693, la carestia del 1646 e le continue pestilenze che finirono col decimare la città.
Il '700 è segnato da numerosi passaggi al potere: dagli Asburgo ai borboni, successivamente col trattato di Ultrecht arrivano i Savoia, quindi gli austriaci (1718-1735) per poi tornare ai borboni dal 1735 al 1860 (sostanzialmente fino all'unità d'Italia)Durante i moti antiborbonici del 1837 la città fu punita con la perdita del titolo di capoluogo di provincia che passò a Noto, città fedele ai borboni.
Solo nel 1861, con l'unità d'Italia, il capoluogo fu restituito a Siracusa.
Da questa data in poi la città si identifica con quella dello stato italiano.
Ortigia Island Excursion
IL MITO DI ARETUSA E ALFEO
- LA FONTE ARETUSA
“Aretusa era fra le ninfe a seguito di Diana quella prediletta, essi trascorrevano le loro giornate nei boschi che crescevano rigogliosi sotto il Monte Olimpo in Grecia, inseguendo caprioli e daini. Era bella la nostra Aretusa, ma talmente bella che quasi aveva turbamento e rossore a mostrarsi agli uomini. Durante una battuta di caccia si allontanò troppo dal gruppo di ancelle al seguito di Diana ed arrivò sola davanti alle sponde del fiume Alfeo, le cui acque erano pure, dolcissime e limpide tant’è che si poteva scorgere la ghiaia sul fondo. Era una giornata afosa e la ninfa aveva voglia di fare un bagno. Tutt’attorno v’era di un silenzio singolare, rotto solo dal cinguettare degli uccelli e dal verso delle anatre acquatiche. Aretusa, invogliata forse dal non essere vista e dal caldo opprimente, si tolse le candide vesti, li poggiò sopra un tronco d’albero di salice piangente reciso e s’immerse, iniziando ad entrare in acqua con portamento sinuoso ed aggraziato. Ebbe subito però la sensazione che verso il centro del fiume, l’acqua attorno a lei cominciasse a fremere e a formare dei vortici quasi danzanti, qual cosa di magico stava forse per succedere pensò, sembrava come se quell’acqua la volesse accarezzare ed avvolgere a se. Turbata da queste sensazioni cercò di uscire affrettatamente dalle acque, ma fu proprio in quel momento che il fiume Alfeo si tramutò in un bel giovane biondo che, sollevando la testa fuori dell’acqua e crollandosi la folta chioma, si mostrò alla ninfa Aretusa, con gli occhi di un innamorato.
La ninfa però presa dalla pausa riuscì a svincolarsi e a raggiungere con grande sforzo la riva, dove fuggì nuda e gocciolante. Alfeo con un balzo felino uscì anch’egli dal suo fiume e la inseguì senza vesti e colante di gocce d’acqua. Questo rincorrersi durò parecchio ed Alfeo non riuscì in un primo momento a raggiungere la ninfa. La seducente Aretusa però, cominciò a stancarsi e capì che le forze le venivano meno. Sentì che Alfeo stava per raggiungerla e violarla, lei che era una vergine selvaggia e pudica e che non aveva mai conosciuto l’amore.
Aretusa, per paura di essere raggiunta sopraffatta e profanata, chiese protezione a Diana , invocando di essere trasformata in sorgente in un luogo possibilmente molto lontano dalla Grecia.
Diana prima la avvolse in una nebbia misteriosa e la celò alla vista di Alfeo, poi la tramutò in una sorgente e la portò, come in uno strano sortilegio, in Sicilia a Siracusa presso l’isola di Ortigia.
Alfeo in mezzo a quella foschia perse così di vista la sua bella ninfa, ma non desistette dal cercarla e restò sul posto. Quando la nebbia però si diradò non trovò più nulla, vide solo come in uno specchio una fonte d’acqua zampillante ed immersa in un giardino meraviglioso. Alfeo capì il prodigio ed era talmente innamorato che straripò d’amore. Gli dei ne ebbero pietà e Giove l’onnipotente gli permise di raggiungere la sua amata, ma Alfeo dovette fare un grande sforzo, scavò un sotterraneo sotto il Mare Ionio e dal Peloponneso venne a sbucare nel Porto grande di Siracusa, accanto alla sua bella amata: Aretusa. Insieme vissero felici per sempre”.
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Oggi questa sorgente d’acque dolci sgorga a qualche metro dal mare, nell’isola di Ortigia a Siracusa. Essa forma un piccolo laghetto semicircolare pieno di pesci e dove il verde trionfa e cresce rigogliosa la pianta del papiro. Una numerosa colonia d’anatre ha ormai da tempo stabilito la sua dimora in queste limpide acque. Per tradizione locale viene chiamata anche “a funtana re papiri”. Tutto questo fa dell’attuale Fonte Aretusa un luogo piacevole da visitare e una meta turistica obbligatoria. Ricordandosi poi del mito e appoggiandosi alla ringhiera in ferro che sovrasta la fonte, il visitatore avrà la sensazione di vedere le scene del mito perché il luogo è così pieno di magia che ne rimarrà coinvolto.
E’ famoso a Siracusa il passeggiare, specie al tramonto, lungo la Fonte Aretusa e vedere il sole scendere all’orizzonte dietro i Monti Iblei. Per i siracusani storicamente è il luogo per eccellenza dove ritrovarsi e come negli incantesimi si accendono i primi amori degli adolescenti.
Il mito come sicuramente percepite, continua a perpetuarsi, palpitare e diventare immortale.
Ortigia Island Excursion